giovedì 9 dicembre 2010

Questione morale

Negli ultimi mesi nel linguaggio della politica è tornata di grande attualità la questione morale, soprattutto in rapporto a fatti di cronaca che hanno colpito la pubblica opinione sia a livello locale che nazionale per il coinvolgimento di personaggi politici in scandali a sfondo sessuale, logge massoniche, conflitto di interessi, corruzione, malversazione, concussione, mafia e via dicendo.
Di questione morale si era molto parlato anche all’inizio degli anni Novanta quando, a seguito del fenomeno di Tangentopoli venne allo scoperto un sistema di corruzione e malgoverno diffuso a livello nazionale che aveva comportato nel corso degli anni un notevole esborso di risorse pubbliche.
Il debito pubblico all’inizio degli Anni Novanta era stato di oltre il 100% mentre a fine anno 2009 si prevede il picco del 114-115% (il debito pubblico a maggio 2009 ha raggiunto quota 1.752,2 miliardi di euro)!!
Da quanto detto fin qui sorge una domanda: cosa dobbiamo considerare davvero rilevante quando parliamo di questione morale?
Se è pur vero che in questi ultimi mesi le notizie di scandali privati hanno rischiato di oscurare più gravi problemi sociali ed economici, sarebbe opportuno discutere di regole etiche in politica ed economia rendendole operative.
Una citazione di Machiavelli diceva che “la politica è diversa dalla morale”, tuttavia la distinzione tra etica, politica ed economia distingue tre sfere di azione, ed in concreto e a monte di queste differenziazioni esiste la singola persona umana.
Nell’eterna distinzione tra persone perbene e ”permale”, in questo nostro tempo e così oggi come ieri, i perbene diminuiscono mentre i “permale” crescono, prosperano e comandano.
C’è purtroppo la diffusa convinzione che tutto sia lecito, basta non farsi scoprire. Dall’evasione fiscale alle raccomandazioni, ai concorsi truccati in ogni campo, il senso cinico ha avvolto e logorato il senso civico.
C’è la necessità di un ritorno ad una moralità politica ed economica e a regole rispettate da parte di tutte le “persone perbene”.

lunedì 6 dicembre 2010

Israele: fosforo bianco sulla scuola dei rifugiati‏

Pubblico le foto che mi sono state inviate da mio carissimo amico impegnato e molto sensibile a tutte le problematiche relative alle guerra e al sociale in genere.
Fosforo bianco israeliano sulla scuola UNRWA a Beit Lahia - Gaza.
C'e' ancora qualcuno che pensa che le guerre di Israele e USA in Palestina, Iraq e Afghanistan siano giuste?
E se fossimo stati noi sotto quelle bombe?
Abdullah al Trash

Why did “Goldstone Gaza Report” accused Israel of committing war crimes ???
The below photos are not a Movie Shooting or Celebrating a festival with crackers... it’s a school in Gaza ..  this is the current situation of the innocent people in Gaza!
Make sure you read till last to know what is white phosphorus! and the effect! 
( UNRWA SCHOOL IN BEIT LAHIA, GAZA , PALESTINE ) 


Porto Recanati De Magistris Luigi 04.11.2010 (1).AVI

Famiglie in crisi

Un dato sorprendente riguarda la ricca valle del Metauro: Fano, terza città  marchigiana per dimensioni, ha ottenuto un altro primato, stavolta ben più triste: risulta essere la terza città marchigiana per crescita del tasso di disoccupazione. ( Fonte: www.viverefano.it ultimo accesso:31 Ottobre 2009). Da uno studio dell’Istat “Reddito e Risparmio delle famiglie e profitti delle società” emerge che, per effetto della crisi economica il reddito lordo disponibile delle famiglie italiane nel II trimestre 2009 in valori correnti è diminuito dell1% rispetto al trimestre precedente. Il dato ci appare in tutta la sua consistenza se consideriamo la perdita in valori assoluti: 11 miliardi di Euro.

Gli effetti che da ciò scaturiscono sono una generale diminuzione dei consumi (-0,5%) e la difficoltà crescente di risparmiare, ovvero di “mettere da parte” un piccolo capitale da destinare agli imprevisti della vecchiaia, attitudine peraltro molto ben radicata nelle abitudini e negli usi delle famiglie italiane.
Anche nella nostra regione la crisi economica ha prodotto i suoi effetti e ha imposto la necessità di rivedere il cosiddetto “modello Marche”, basato sull’operosità delle piccole e medie imprese e degli artigiani.
tremontiIn questo scenario le tipologie familiari più a rischio di povertà sono le famiglie con uno o due figli minori, le coppie con il capofamiglia di 65 anni o più, le famiglie monogenitoriali.  ( “Dossier statistico 2008”  a cura della Presidenza Regionale Gruppo Volontariato Vincenziano nelle Marche in www.gvvmarche.it ultimo accesso 31 Ottobre 2009).
Dal dossier emerge inoltre che, per rilevare le reali  condizioni  di vita delle famiglie marchigiane si sono considerati indicatori quali la difficoltà ad accedere ad alcuni servizi essenziali come acqua, cibo, luce, gas, telefono e cure mediche. La percentuale di famiglie in crisi risulta essere inferiore alla media nazionale e a quella relativa ad altre aree dell’Italia centrale, tuttavia anche da noi si pongono serie emergenze.

Politica

La politica di per sè non è “sporca” come molti pensano. Semmai lo sono talvolta i politici…
La politica è una cosa nobilissima: il modo con cui il popolo (famiglie, aziende…) sceglie più o meno collettivamente, le regole che ne scandiranno la vita.
La politica italiana è spesso incomprensibile, fatta di pettegolezzi, complotti, parole fumose, perchè chi non è compreso non può essere discusso.
Alla fine la politica risulta essere lontana per il fatto che i politici finiscono per apparire lontani, disinteressati ai problemi reali.
In Italia devono prevalere legalità, trasparenza, informazione accompagnati da investimenti in innovazione tecnologica, ecosostenibilità e sicurezza.
Oggi non è così perché decisioni ed operato dei vari governi che si sono succeduti negli ultimi 30 anni sostenuti da lobby di potere e da una società sostanzialmente corrotta, ci spingono sempre più lontano dal raggiungere questi obiettivi.
Oggi siamo i primi per frodi nella gestione dei finanziamenti, gli unici ad inviare indagati e condannati in Parlamento, a non intraprendere attività ecosostenibili, a non sviluppare nuove tecnologie e ricerca…… non basterebbe lo spazio per indicare tutte le non “conformità” del nostro bel Paese.
L’Italia negli ultimi anni si è isolata dall’Europa con leggi come il Lodo-Alfano, il decreto salva-Rete4, il bavaglio alle intercettazioni, la riforma della magistratura, i tagli della ricerca scientifica.
Dall’altra non ha dato seguito alle sentenze della Corte di giustizia europea che prevedono, oltre alle sanzioni economiche, un danno all’immagine del Paese che si traduce in perdita di prestigio internazionale e la fuga di investimenti e capitali stranieri.

Legalità

In base alla definizione il principio di legalità è ciò che è conforme e ordinato dalla legge. Molto spesso se ne parla come di un principio astratto, mentre esso è legato alla vita di ciascuno di noi in maniera strettissima ed ha ricadute sui nostri comportamenti quotidiani. Quante volte abbiamo dovuto far valere un nostro diritto calpestato? Quante volte ci siamo scontrati con i prepotenti nella vita di tutti i giorni? La legalità parte quindi dal basso, dal rispetto delle regole nelle piccole cose della quotidianità. Per questo è importante farci orientare da questo principio ed è importante che se ne facciano orientare i nostri politici nel loro agire. Obiettivo della politica è quello di soddisfare le necessità del maggior numero di persone, mentre il più delle volte, sull’interesse generale prevale l’interesse di pochi. Così si disattende il principio di legalità che, al contrario, vuole che i problemi vengano risolti nell’interesse di tutti. Solo così infatti si dà fiato al cambiamento e al progresso, solo così si costruisce il futuro nostro e dei nostri figli.

Crisi dello “Stato del Benessere”

La società europea, e quella italiana in particolare, è stata tradizionalmente impostata sul sistema economico chiamato del welfare state = stato sociale o stato assistenziale.
Un sistema che si riprometteva di erogare a tutti i cittadini, indistintamente, dall’alto, una protezione assistenziale che li garantisse in ogni situazione della vita: ospedali per tutti, pensioni per tutti, scuola per tutti… non vi ricordano qualcuno queste frasi?
Ma la situazione economica dei Paesi occidentali, in questi ultimi anni, è profondamente cambiata e il Welfare State, ha cominciato a mostrare i suoi limiti e le sue carenze.
Come progettare  quindi una strategia di risposta alternativa allo stato assistenziale, attraverso la quale poter affrontare questo periodo di grave emergenza economica?



CONTRASTO DELLA CRISI
  • Migliorare la macchina amministrativa locale verso un suo migliore funzionamento in termini di trasparenza ed efficacia. Si deve pretendere che il Comune come prima Azienda del sistema sia in grado di contribuire effettivamente alla generazione di valore per il territorio;
  • Semplificare l’organizzazione le procedure all’interno della pubblica amministrazione attraverso la completa informatizzazione e la massimizzazione nell’uso degli strumenti informatici.
  • Consolidare e potenziare il tessuto imprenditoriale locale incentivando la crescita delle PMI ( Piccole e Medie Imprese) e aiutando quelle in crisi, con formazione di distretti e gruppi di imprese, per facilitare l’accesso al credito e rafforzare le agglomerazioni esistenti con la riqualificazione delle aree industriali e produttive;
  • Potenziare le capacità di espansione delle imprese in mercati extraregionali ed internazionali;
  • Promuovere il lavoro e l’imprenditoria giovanile, che oramai è praticamente ferma!!
  • Acquisire  fondi europei e nazionali (per finanziare progetti infrastrutturali e sociali) che rimangono inutilizzati per carenza di progettazione.
  • Concentrare in un’unica società la gestione dei servizi per controllare meglio i risultati complessivi e la qualità, azzerando gli organi amministrativi e i relativi costi.
  • Investire  in energie alternative per gli uffici comunali.

Anziani

Che cos’è l’anzianità? Pensandoci mi vengono solamente in mente immagini tristi e di graduale declino, di lento approssimarsi alla morte.
In una società come la nostra, dove scienza e medicina hanno permesso fortunatamente il prolungarsi della vita, gli anziani sono in continuo aumento, ma di pari passo la politica e le istituzioni non stanno garantendo maggiori supporti a questa consistente categoria spesso volutamente ignorata o addirittura dimenticata.
Noi che siamo pronti a scandalizzarci quando sentiamo parlare di razzismo, di discriminazioni economiche e territoriali, ebbene noi che siamo tanto sensibili ai problemi di coloro che sono lontani, non riusciamo a concepire  una migliore politica per la terza età!!
Non sono forse i vecchi, in gran parte, degli emarginati, degli esclusi dalla nostra società? Una persona anziana infatti, che non è in grado di vivere da sola, perché economicamente non è autosufficiente o è incapace di camminare, di mangiare, di vestirsi senza l’aiuto degli altri, se non può godere dell’assistenza sollecita di familiari o di volontari caritatevoli, non ha altra scelta che rientrare nella massa anonima e grigia dei ricoverati di un ospizio, ove trascorrerà penosamente gli ultimi anni della sua vita. Ma è giusto che la società abbia rispetto e considerazione dell’uomo soltanto quando questi lavora e guadagna? Si è veramente utili ed importanti solo se produttivi?
La politica si sta isolando nel proprio egoismo e senza assumersi le proprie responsabilità continua a non aumentare il proprio contributo per un mutamento del sistema sociale.
In Italia che si fa per gli anziani?
Basta fare un confronto con la vicina Francia per capire quanto in Italia siamo carenti: in Francia oltre i 65 anni non si può essere sfrattati, lo stato contribuisce a pagare affitti, trasporti pubblici, canone della tv e del telefono; Gli anziani, oltre a non pagare medicinali e cure gratis a domicilio,d’inverno,ricevono supplementi per il riscaldamento, possono entrare senza pagare nei musei e vengono difesi d’ufficio, cioè senza spese in tribunale, da un avvocato dello Stato.
E’ giusto quindi che l’Italia guardi all’Europa per una lezione di civiltà attraverso la quale garantire ai nostri padri e ai nostri nonni, che tanto hanno lavorato in gioventù per garantire a noi il benessere di cui godiamo, il diritto sacrosanto ad una vecchiaia serena.

Sicurezza

Ad oggi la sicurezza é diventata una parte importante della nostra esistenza, sentirsi tranquilli e sicuri rende la nostra vita molto più serena.
Proibire a terzi di violare i nostri spazi ed i nostri dati é lo scopo minimo che bisogna saper garantire.
Negli ultimi tempi sono balzati alle cronache fatti delittuosi che ci hanno allarmato e hanno sollevato ampi dibattiti nella pubblica opinione.
Quante volte abbiamo letto di donne aggredite nel buio di stradine isolate o di anziani soli, spesso raggirati all’uscita degli uffici postali da truffatori interessati alle loro pensioni?


Il sentimento più diffuso è di paura mista ad indignazione. Mai come in questo momento sentiamo il bisogno di essere protetti. Per garantire il diritto alla sicurezza bisognerebbe pianificare un progetto di controllo del territorio accurato e capillare affidato agli agenti di Polizia.

Protezione soggetti socialmente più deboli

Negli ultimi anni si è molto parlato di globalizzazione, di apertura dei mercati, di allargamento degli orizzonti economici.
Alcuni sociologi hanno studiato questi profondi mutamenti sociali e hanno descritto una società formata ormai non più secondo il classico schema piramidale, ma costituita come il sistema solare, ovvero da un centro e da numerosi anelli periferici.
Queste periferie altro non sono che le sacche di emarginazione, di esclusione e di debolezza sociale. Esse rappresentano un problema oggigiorno molto sentito, visto che il tessuto sociale è molto più composito rispetto al passato e considerato che si stanno sfilacciando le solide reti familiari che tradizionalmente e gratuitamente offrivano aiuto e assistenza ai soggetti più deboli.
E’ necessario quindi che chi si occupa del bene comune prenda coscienza di queste problematiche e offra delle risposte concrete a chi soffre di solitudine ed esclusione, problematiche aggravate peraltro dalla grave crisi economica che stiamo attraversando.
La risposta deve essere accorta e concreta, orientata innanzitutto ad aiutare e sostenere le famiglie più povere, prime cellule della società, ai cui membri verranno offerti sostegno economico e strumenti adeguati per riscoprire e riassaporare il valore e la serenità di una vita dignitosa.

“Better city, Better Life”

oltre che la speranza di tutti per una vita migliore nelle future città del pianeta… 

sabato 6 novembre 2010

Disoccupazione Giovanile

L’ultimo scandalo che ha coinvolto il Presidente Berlusconi riguarda costosissimi regali e speciali favori ad una bellissima diciassettenne, Ruby, che avrebbe frequentato le ville del Premier in occasione di festini “rosa”.
Non molto tempo fà ci eravamo indignati per per Noemi Letizia, la ragazza del chiacchieratissimo “Papi” che aveva fatto esplodere  la rabbia di Veronica Lario, col conseguente  divorzio dal potente marito.
Questi due esempi ci dimostrano che nel sottobosco dello spettacolo ci sono tante aspiranti veline e starlette, tante Noemi e tante Ruby, smaliziate e spudorate, che farebbero carte false pur di ottenere il “Quarto d’ora di celebrità”.
Questo fenomeno preoccupante la dice lunga sulla moralità di alcuna parte dei giovani e sui disvalori che la società (che poi siamo tutti noi) trasmette loro.
Se chi è attualmente al potere si compiace delle esibizioni poco edificanti di giovani spregiudicate c’è invece, da parte dell’Italia dei Valori, la volontà di pensare a quella parte di gioventù sana che soffre per la mancanza di un lavoro e che non ha amicizie importanti  né è disposta a scendere a compromessi con i potenti e neppure sogna i lustrini e le paillettes ma più concretamente un lavoro onesto e la possibilità di vivere dignitosamente.
A questo proposito gli ultimi dati sulla disoccupazione giovanile in Italia sono poco confortanti: il 25,9% dei giovani tra i 15 e i 24 anni è senza lavoro .
Purtroppo anche nella nostra Regione, notoriamente dinamica e operosa, il tasso di disoccupazione giovanile si attesta sull’11%.
Questa situazione genera un profondo disagio interiore; se questo non sfocia in una rivolta sociale è solo perché tanti ragazzi e ragazze hanno famiglie alle spalle che fungono da ammortizzatori sociali!!!

venerdì 19 febbraio 2010

Un Italiano Vero

 Lo scorso 19 Gennaio è stato ricordato Bettino Craxi nel decennale della sua scomparsa. La cerimonia aveva senza meno una valenza riabilitativa.
Si è parlato di Craxi come vittima del sistema giudiziario e come esiliato.
Ma… l’allora leader del PSI non ha dichiarato di essere innocente.
Alle Camere si è giustificato con “ Così fan tutti, tutti sapevano”. Come dire: “ tutti colpevoli, nessun colpevole”.
Ma la responsabilità penale non è personale?
Riguardo all’esilio ricordiamoci che Craxi ha lasciato volontariamente l’Italia per non sottostare al giudizio dei magistrati.
Quindi, pur nel dovuto rispetto che si deve a lui come a ogni scomparso, non possiamo definirlo esule, ma LATITANTE.
Il suo amico Berlusconi  lo ha seguito nel disprezzo alla magistratura ma, ahinoi, non nel “esilio”.

Il 24 febbraio prossimo ricorre il ventennale della scomparsa di Sandro Pertini, un italiano vero.
Mi piace ricordarlo come il Presidente che con le sue qualità di Padre fondatore della Repubblica e di eroico combattente apparve subito come un Presidente diverso. Con la sua levatura morale, non attaccabile, fece della Istituzione che incarnava il simbolo dell’unità del popolo italiano e riavvicinò i cittadini allo Stato in un periodo difficile quale era quello degli  “anni di piombo”.
Egli è stato sì il Presidente dei funerali di Stato, introducendo il bacio al tricolore, ma anche il buon nonno che trepidava come tutti noi attorno al pozzo di Vermicino dove il piccolo Alfredino Rampi era caduto.
È stato altresì un appassionato tifoso, esultando come un qualsiasi supporter per la vittoria della nazionale italiana di calcio in Spagna nel 1982, quasi dimentico di avere accanto il Re Juan Carlos.
Politicamente voglio ricordare che fu lui, Sandro Pertini, a “scongelare” la figura del Presidente della Repubblica e ad iniziare ad essere di stimolo alla politica con le sue esternazioni.
A proposito, se ora fosse tra noi e in carica passerebbe tutto il suo tempo a esternare contro una politica ferma sulle leggi salva premier, sulle leggi ad personam, lui Pertini che, come ricordano i suoi biografi, partigiano e arrestato litigò con la madre che voleva chiederne la grazia!

venerdì 12 febbraio 2010

Là dove c’era l’erba ora c’è… una città

Il nostro Paese è uscito dal II Conflitto Mondiale con due gravissime ferite:
1- la popolazione divisa in due fazioni, vincitori e vinti che non sapevano o non potevano dimenticare in fretta ciò che li aveva contrapposti;
2- lo Stato distrutto sia nella sua economia che nella sua urbanistica.
La prima ferita non si è rimarginata del tutto infatti talora oggi si parla della necessità di un certo revisionismo storico. È chiaro che tutti i caduti meritano la nostra pietà ma è necessario un discrimine tra chi è morto per un’Italia libera e chi per dare nuovo ossigeno alla dittatura.
La seconda ferita richiedeva un intervento pratico, materiale e così il Governo ha cercato di sanarla con un piano casa.
Negli Anni Cinquanta infatti l’allora Ministro del Lavoro Amintore Fanfani mise a punto un piano casa con un triplice intento:
-dare un’abitazione adeguata a chi ne necessitava,
-assorbire la manodopera disoccupata.
-garantire la ripresa economica nel Dopoguerra.
Con questo intervento gestito da Ina Casa furono progettati e costruiti 300.000 alloggi di edilizia residenziale pubblica e alloggi familiari a basso reddito.
L’Architetto Gae Ponti non condivise lo stile architettonico di questa opera edilizia giudicandolo troppo monotono, eppure ad essa parteciparono architetti di valore come Mario Ridolfi, Michele Valori, Carlo Aymonimo, Franco Albini solo per citarne alcuni.

Negli Anni Sessanta l’Italia conosce il boom edilizio a seguito del boom economico degli anni 1958- 1963. Di tale periodo si notano alcuni elementi peculiari:
1-una forte immigrazione interna. Fra gli Anni Cinquanta e Sessanta circa dieci milioni di italiani si spostarono dal Mezzogiorno e dal Triveneto verso la Lombardia e il Piemonte, motori dello sviluppo economico del Paese.
2- la crescita demografica molto rapida, dovuta alle migliorate condizioni sociali ed economiche.
3- l’aumento del reddito pro capite che quasi raddoppiò contemporaneamente al migliorato livello di occupazione.
4- i bassi tassi di interesse permisero a molti di rispondere alle offerte bancarie     ( mutui edilizi, credito).
Questa crescita edilizia veloce ed inattesa portò con sé anche dei gravi squilibri. Le città industriali crebbero rapidamente: la popolazione di Torino tra il 1951 e il 1961 aumentò di una percentuale del 46%, quella di Milano nello stesso periodo crebbe del 24,1 %.
Ciò ha comportato una maggiore domanda di alloggi alla quale non sempre i Comuni hanno risposto rispettando le norme urbanistiche vigenti, di per sé già scarse.
Ai margini dei centri urbani sono sorti quartieri dormitorio, a volte baraccopoli, in quanto i rioni popolari realizzati dallo Stato non risultarono sufficienti. Naturalmente questa edilizia fai da te, scadente, senza spazi verdi e di servizio aumentò i problemi di inserimento di molte famiglie già in difficoltà nell’adattarsi ai ritmi e alla disciplina di fabbrica.
Non solo le città in questo periodo cambiarono ma fu tutto il territorio nazionale a mutare fisionomia.
I paesaggi rurali lasciarono il posto al cemento. Non vennero risparmiate le coste e i piccoli centri che si trasformarono in centri turistici balneari o montani per rispondere alle esigenze imposte dalla nuova società industriale e urbana: occorrevano seconde case, alberghi, villaggi turistici.

Negli Anni Sessanta si è costruito in genere in maniera selvaggia in mancanza di una legislazione edilizia efficiente e senza il rispetto delle norme vigenti. L’urbanistica di quegli anni apparve subito in tutta la sua emergenza tanto da richiedere una legge tampone come la n° 765 del 6 agosto 1967, detta legge ponte in quanto doveva precedere l’auspicata riforma urbanistica.
Questa legge fu proposta da Mancini con l’intento di introdurre nella normativa in vigore una serie di disposizioni all’avanguardia quali la repressione all’abusivismo, l’obbligatorietà dei piani urbanistici e gli standard edilizi.
Col trascorrere degli anni si è continuato a edificare ovunque: sulle pendici del Vesuvio, vulcano dormiente ma attivo, sui greti dei fiumi, su zone boschive fatte sparire più o meno dolosamente.
Solo in occasioni di emergenze naturali si torna a parlare di abusivismo edilizio, di cementificazione selvaggia. Ma dove erano le autorità vigilanti durante le fasi di costruzione? Forse per un pugno di voti si è chiuso un occhio concedendo un permesso edilizio impossibile, dando un tetto a chi lo richiedeva ma mettendo a rischio la sua vita. Come è possibile che nel messinese siano morte due bimbe (Gennaio scorso) per il crollo della loro casa fatiscente quando il Comune aveva da anni pronti appartamenti nuovi da assegnare? In troppe aree del nostro Paese ad una edilizia abusiva, fai da te, si associa il sonno accondiscendente delle autorità territoriali.Talora si può parlare di mala edilizia e scarsi controlli. È il caso della “Casa dello studente” dell’ Aquila, crollata non tanto per il devastante sisma dell’Aprile 2009 quanto per la mancanza di un pilastro portante.
In questo clima da far west urbanistico sotto gli occhi di tutti, Berlusconi lo scorso anno ha parlato di un suo “piano casa” per “dare a chi ha una casa e nel frattempo ha ampliato la famiglia perché i figli si sono sposati e hanno dei nipotini la possibilità di aggiungere una stanza, due stanze o dei bagni con servizi annessi alla villa esistente.” Il premier ha fatto un sondaggio per sapere quanti italiani effettivamente posseggano una villa? Anche per Berlusconi il rilancio dell’edilizia dovrebbe dare una risposta alla crisi economica creando nuovi posti di lavoro.
Posto che era già possibile ampliare la villa previo permesso di costruzione va detto che il piano berlusconiano per la casa prevede anche un ampliamento del 20% del proprio appartamento con l’autorizzazione del condominio e di una certificazione di conformità da parte di un tecnico resa dopo una perizia giurata.
Considerata la rissosità delle riunioni condominiali non penso sia facile ottenere per qualcuno l’ampliamento della propria abitazione.
Il piano prevede anche nuove costruzioni e di nuove costruzioni ce ne dovrebbero essere tante, visto che è ammessa la rottamazione degli edifici risalenti a prima del 1989 che potranno poi essere ricostruiti e incrementati del 30% se si fa ricorso a bioedilizia o a tecniche di energia rinnovabili.
Pensando allo stato della ricerca e dell’applicazione delle energie rinnovabili in Italia è probabile che possiamo evitare questi incrementi negli edifici da ricostruire.
Comunque le case risalenti a prima del 1989 sono moltissime, dal 50 al 70% e il 70% si trova nelle città che nel nostro Paese hanno in genere centri storici da salvaguardare.
Sono previsti altresì sconti fiscali se l’abitazione è destinata a prima casa dal richiedente o di un suo parente fino al terzo grado. Queste detrazioni senza meno vorrebbero agevolare le giovani coppie, gli studenti fuori sede, le famiglie a basso reddito e dovrebbero spingere i cd. “giovani bamboccioni” fuori dal caldo nido domestico.
Il premier ha definito “ straordinario” questo suo piano casa e straordinario e fattibile lo sarebbe se l’Italia non avesse paesaggi, centri storici da salvaguardare per difendere un volano della sua economia: il turismo.
Quindi dovremmo stare bene attenti a non rovinare le nostre bellezze naturali e storiche che ci rendono unici nel mondo. Dovremmo, anziché rischiare di cementificarle, promuoverle ancora e in loco potenziare i vari IAT per rendere più facile e piacevole il soggiorno del turista. Questo potenziamento non significa solo apertura continuata di più uffici, ma soprattutto significa assunzione di personale qualificato (conoscenza delle lingue, del territorio, della sua storia e delle sue strutture turistiche ).
Il piano berlusconiano inoltre sarebbe straordinario se non avessimo davanti agli occhi le conseguenze devastanti della cementificazione selvaggia degli Anni Sessanta e se di fronte a questa nuova possibilità non si levassero le voci sempre più inquiete delle associazioni ambientalistiche.
Quindi non ci resta che chiedere al nostro premier di progettare piani meno straordinari ma più concreti e attinenti alla realtà del Paese.

giovedì 28 gennaio 2010

Camerano: Esigenza di un “Rinascimento morale, legale e di trasparenza”

Sono molto amareggiato dell’arresto per tangenti di un dirigente comunale nel nostro piccolo comune di Camerano.
Purtroppo anche Camerano riverbera l’esempio di ciò che avviene a livello nazionale.
Spetta chiaramente alla magistratura definirne la posizione, io però prendo spunto da questo caso per esprimere decisamente la necessità di ristabilire moralità, legalità e trasparenza in campo amministrativo e politico. 
Chi ci governa, in sede locale o statale, deve essere specchio di virtù, sintesi del meglio di una città e di un popolo.
Si è detto sempre che l’esempio viene dall’alto, ebbene comincino i nostri politici e amministratori ad essere per noi buoni maestri, recuperando il senso del pudore nella propria vita privata e onestà nel servizio pubblico.
Queste possono sembrare le solite parole ma io le sento fortemente mie e del mio partito l’Italia dei Valori, che in questo momento risponde meglio alle esigenze di pulizia morale.
A volte ci si accusa di alzare troppo la voce, ma è necessario farlo se per interlocutori si ha dei “sordi”.
Sebbene sia giovane ho già capito quanto spesso i diritti vengano calpestati e la amoralità, divenuta materia corrente, si trasformi in gossip e sia accantonata e accettata con un sorrisino e con un bonario “così fan tutti”.
Ciò è altamente dannoso perché la Storia insegna che le grandi civiltà come quella romana sono decadute non tanto per l’arrivo dei barbari quanto per il generale decadimento morale.

domenica 24 gennaio 2010

No al Rigassificatore

L’Italia dei Valori di Camerano nella persona di Costantino Renato esprime il suo NO assoluto al rigassificatore del Cònero pensando che la necessità di una fornitura di gas non può certo giustificare il rischio di morte e distruzione per il nostro ecosistema e neppure il crollo della nostra economia, basata essenzialmente su pesca e turismo. Renato osserva infatti che anche gli operatori turistici sarebbero penalizzati dal rigassificatore perché la sola idea di un mare inquinato farebbe letteralmente scappare i turisti verso altri lidi.
Che cos’è il rigassificatore di cui tanto si parla?
Un rigassificatore è una immensa nave metaniera lunga come tre campi di calcio, alta ben dodici metri e posizionata ad appena 34 Km dalla nostra costa, riempita con 160.000 metri cubi di Gas Naturale Liquido che viene ritrasformato allo stato gassoso tramite un processo di riscaldamento che impiega, a vari livelli, l’acqua del mare. Il progetto del rigassificatore del Cònero è stato presentato all’Amministrazione di Porto Recanati da una ditta francese molto potente, con interessi in tutto il mondo, la multinazionale Gaz de France Suez. In particolare, occorre considerare che si tratterebbe di un impianto sottoposto a direttiva Sèveso, ovvero ad una particolare direttiva europea che regolamenta il controllo dei rischi da incidente rilevante che coinvolgono sostanze pericolose. In questo caso il Gas Naturale Liquido, se sversato incidentalmente, formerebbe una nuvola tossica che dapprima gelerebbe tutto ciò che incontra nel suo cammino e che, mescolandosi con l’ossigeno nell’aria, provocherebbe poi un’esplosione nell’ordine di potenza distruttiva delle bombe atomiche. Se questo scenario apocalittico può sembrare remoto è però vero e immediato il fatto che per rigassificare si sversa in mare acqua altamente clorata a bassissime temperature; ciò a danno della flora marina e al contempo dei pesci che morirebbero provocando un crollo dell’attività dei pescatori.
Sebbene il Comune di Porto Recanati e la stessa Provincia di Macerata usufruiscano di benefits come il finanziamento della prossima stagione operistica dello Sferisterio di Macerata e la sponsorizzazione della squadra di pallavolo Lube da parte di Gaz de France, sulla carta impegnata nella promozione e finanziamento di attività sociali, noi non possiamo svendere il nostro ambiente e il nostro futuro per denaro.
Sicuramente questi individui, sostiene Renato, giocano sulla superficialità dei nostri amministratori e sanno bene come ricompensarla, ma come possiamo noi giocarci ai dadi quel vero e proprio libro aperto sulla storia geologica della zona che è il monte Cònero, oasi ecologica di straordinaria ricchezza, come possiamo bruciare il nostro patrimonio culturale, storico e ambientale, in tempo di crisi unico volano per la nostra economia? La sfida del futuro è sfruttare le fonti di energia rinnovabili di cui nel nostro Paese sarebbe possibile valersi e non costruire pericolosi ecomostri.
Nella pubblicità elettorale il Governatore Spacca promette un impegno concreto a favore dell’ambiente: ma come si concilia questa promessa con una mancanza di posizione chiara ed univoca della Regione Marche su questo tema?
Non a caso l’Ass. Badiali è stato vivamente contestato dai presenti alla riunione tenutasi lo scorso 15 Gennaio a Loreto presso il Palacongressi di via San Francesco, promossa dal Comitato “Rigassificatore. No, grazie”, in quanto continuava a non prendere una posizione definitiva contro il Rigassificatore dichiarando di prorogare qualsiasi provvedimento a Luglio2010.
Brillavano per la loro assenza il Sindaco di Porto Recanati e i rappresentanti della Provincia di Macerata, favorevoli al progetto, nonché il rappresentante di Gaz de France per il nostro territorio (uno sportello informativo di Gaz de France pare sia in Ancona, zona Baraccola), sebbene più volte invitati dagli organizzatori.
Nel cuore del grigio inverno chiudiamo gli occhi e immaginiamo lo splendore del Parco Naturale del Cònero, il mare cristallino che accarezza le nostre spiagge, i monti azzurri di leopardiana memoria, i dolci e verdi colli, i campi coltivati, le case rurali… il nostro paesaggio semplice eppure così affascinante da attrarre moltissimi turisti da tutto il mondo ogni anno… se riapriamo gli occhi, ahinoi, tra qualche tempo, avremo un triste scenario davanti… un autentico mostro marino minaccia le nostre coste e la nostra sicurezza: si tratta del Rigassificatore del Cònero.

giovedì 7 gennaio 2010

La privatizzazione dell’acqua

Il decreto Ronchi, che prevede la liberalizzazione di servizi pubblici locali, compresa  l’acqua, approvato in via definitiva, è ormai legge a tutti gli effetti.
Ciò significa che, entro il 31. 12. 2011 tutte le aziende municipalizzate dovranno trasformarsi in società a capitale misto pubblico- privato ( in cui il privato abbia almeno  il 40% delle azioni) oppure totalmente private.
Per i relatori della legge, questa trasformazione dovrebbe produrre effetti virtuosi. Se infatti un servizio pubblico inefficiente viene dato in mano ai privati  in un mondo ideale i privati lo faranno funzionare bene, si eviteranno sprechi, la concorrenza porterà ad un miglioramento del servizio e tutto ciò andrà a vantaggio del cittadino.
Ma se lo scenario che si prefigura è così idilliaco, come mai i consumatori sono insorti al punto che Adusbef, Federconsumatori e Movimento Consumatori hanno dichiarato che “ Di fronte a questa norma inaccettabile, che vuole mettere nelle mani dei privati un bene vitale come l’acqua, le nostre associazioni ribadiscono che sono pronte ad una raccolta di firme per un referendum abrogativo”?
Forse non tutti ricordano la drammatica vicenda di Cochabamba dove nella primavera del Duemila si combattè una vera e propria guerra per l’acqua.
In questa città, la terza della Bolivia per importanza, nel 1999 si decise di privatizzare il servizio idrico, nella convinzione che i privati che l’avrebbero gestito si sarebbero adoperati per la  ristrutturazione dell’intera rete cittadina.
Mai previsione fu meno azzeccata: nel giro di alcuni mesi il prezzo dell’acqua aumentò del 300% mentre le condizioni della rete idrica non migliorarono né essa beneficiò di alcun lavoro di manutenzione.
La percentuale di popolazione che restò privata dell’accesso all’acqua salì fino al 55%.
I gestori stranieri ( la Bechel di San Francisco e l’italiana Edison) erano sempre più favoriti da questa legge e imponevano le loro disumane condizioni ad una popolazione sfinita e assetata: i poveri che non riuscivano a pagare le salatissime bollette dovevano lasciare la loro casa come garanzia.
La popolazione, esacerbata, scese in piazza e affrontò per giorni uno scontro violentissimo e dolorosissimo contro polizia ed esercito, mandati dal Governo per sedare i “rivoltosi”.
Alla fine il popolo riuscì a far valere il suo diritto ad accedere a questo bene fondamentale e l’acqua tornò ad un gestore pubblico. (crf. www.terranauta.it).
Anche in Italia non mancano esperienze negative: nel Lazio, in provincia di Latina, la rete idrica è gestita dalla società Acqua Latina, società mista a prevalente capitale pubblico.
Questo sistema di gestione ha portato a forti aumenti di prezzo senza apprezzabili corrispondenti miglioramenti del servizio.
È peraltro di alcuni giorni fa l’episodio accaduto nel comune di Cori (LT) (riportato sul sito www.puntoacapoonline.it): il 16 Ottobre, a seguito dello scoppio di una tubatura, è stato interrotto il flusso di acqua potabile in alcune zone della città. Ebbene, nonostante la situazione di emergenza che si era verificata, l’Ufficio Tecnico del Comune , dopo due solleciti ad Acqua Latina, per altre due volte ha dovuto chiedere chiarimenti all’Ato 4, controllore di Acqua Latina spa. sul motivo per il quale la società gerente  del servizio idrico fosse in sostanza venuta meno ai suoi doveri contrattuali di tempestività dell’informazione e immediato servizio sostitutivo con autobotti.
Queste vicende devono farci riflettere sulla reale opportunità di trasferire la gestione di un bene pubblico irrinunciabile come l’acqua ai privati.
Non si può inoltre non considerare il rischio, sempre concreto, di infiltrazioni malavitose tra  gestori privati.
L’acqua non è un bene assoggettabile ai capricci e alle storture del mercato, ma è un diritto irrinunciabile per tutti gli uomini e le donne del pianeta.