giovedì 30 giugno 2011

Rigassificatori nelle Marche: No Grazie!!


Il grande business del gas, ma ne vale proprio la pena?

Lungo tutte le coste, dal Tirreno all' Adriatico, si sta progettando la costruzione di rigassificatori.
Che cos’è il rigassificatore?
Un rigassificatore è una immensa nave metaniera lunga come tre campi di calcio, alta ben dodici metri, riempita con 160.000 metri cubi di Gas Naturale Liquido che viene ritrasformato allo stato gassoso tramite un processo di riscaldamento che impiega, a vari livelli, l’acqua del mare.
Il Parlamento europeo ha chiesto ufficialmente ai governi di dotarsi di un sufficiente numero di rigassificatori. La tesi di fondo del documento comunitario è che la politica energetica deve raggiungere tre obiettivi principali: sicurezza dell'approvvigionamento e solidarietà reciproca, lotta al cambiamento climatico e competitività. Target fondamentali, conclude il testo, anche alla luce della dipendenza energetica dell' Unione che «importa oggi il 50% dell' energia che consuma», una percentuale che «potrebbe raggiungere il 70% nel 2030».
L’Italia attualmente ha un rigassificatore in funzione e dieci progetti approvati o in corso di valutazione.
Se si sommano le potenzialità dei rigassificatori approvati e da approvare con quelle dei gasdotti potenziati si arriva, attorno al 2010, a un totale di 145,5 mld di metri cubi a cui bisogna aggiungere quelli che arriveranno dalla Turchia via gasdotto dalla Grecia. Nel 2010 si prevede un consumo italiano pari a 90 mld di metri cubi.
Anche ipotizzando che solo la metà dei nuovi rigassificatori siano realizzati è evidente che siamo di fronte ad un surplus che svela il vero nocciolo della questione energetica italiana: vogliono fare dell’Italia lo snodo energetico dell’Europa centro-occidentale.
Il gas arriverebbe in Italia, via gasdotto e via nave, per essere poi rivenduto ai paesi mediterranei e centro europei. Qui sta il business attorno al quale si svolge la guerra del gas che, pertanto, esula le questioni locali, come hanno perfettamente capito molte popolazioni che non vogliono sacrificare il loro ambiente e la loro sicurezza sull’altare del profitto delle multinazionali energetiche.
In particolare, occorre considerare che si tratterebbero di impianti sottoposti a direttiva Sèveso, ovvero ad una particolare direttiva europea che regolamenta il controllo dei rischi da incidente rilevante che coinvolgono sostanze pericolose.
In questo caso il Gas Naturale Liquido, se sversato incidentalmente, formerebbe una nuvola tossica che dapprima gelerebbe tutto ciò che incontra nel suo cammino e che, mescolandosi con l’ossigeno nell’aria, provocherebbe poi un’esplosione nell’ordine di potenza distruttiva delle bombe atomiche. Studi autorevoli prescrivono la costruzioni dei terminali lontano da città e da altre industrie soggette a tale direttiva, in quanto l’effetto domino che si verrebbe a creare a seguito d’incidente avrebbe effetti catastrofici per la popolazioni vicini a detti impianti.
Se questo scenario apocalittico può sembrare remoto è però vero e immediato il fatto che per rigassificare si sversa in mare acqua altamente clorata a bassissime temperature, ciò a danno della flora marina e al contempo dei pesci che morirebbero provocando un crollo dell’attività dei pescatori.
La ciliegina sulla torta sta nella delibera n. 178/2005 e successive integrazioni dell'autorità dell'energia e gas che assicura, anche in caso di mancato utilizzo dell’impianto, la copertura di una quota pari all’80% di ricavi di riferimento. Che cosa vuol dire? Che se non c’è metano da rigassificare, il gestore incasserà comunque, ovviamente a fronte dell'utente della rete gas a cui toccherà pagare.

Il progetto di rigassificatori nelle Marche dopo la questione di Porto Recanati si è spostata a Falconara M.ma dove sembrerebbe quasi approvato l’avvio per la realizzazione dei lavori.
In qualità di Assessore all’Ambiente mi opporrò alla realizzazione di tale impianto e nei prossimi giorni consegnerò un apposita mozione per formalizzare la contrarietà di tutta l’Amministrazione Comunale di Camerano.
Vi invito a leggere le motivazioni per il quale tali impianti non devono essere costruiti:

  1. Motivi di impatto ambientale
La realizzazione dell’impianto prevede l’utilizzo di ingenti quantitativi di ipoclorito di sodio (se ne prevede l’immissione in mare di 40 tonnellate all’anno) al fine di mantenere in efficienza l’impianto stesso,salvaguardandolo dalla formazione di incrostazioni e/o da fenomeni di ossidazione derivanti dalla presenza nell’acqua marina di organismi viventi destinati, ove non vi sia un processo di sterilizzazione dell’acqua stessa, ad intaccare i meccanismi di funzionamento della nave rigassificatrice con danni che potrebbero condizionare il funzionamento degli apparati. L’utilizzo continuo dell’ipoclorito di sodio produrrà, inevitabilmente, la morte della fauna e della flora nelle acque circostanti la nave rigassificatrice con effetti che, nel medio e nel lungo periodo, possono causare veri e propri sconvolgimenti dell’ecosistema marino. Si fa notare che le circolazioni marine dell’adriatico con andamento antiorario di risalita dalle coste della Croazia meridionale fino al delta del Po con discesa verso sud creerebbe nell’area di pregio ambientale del Conero un inquinamento dalle conseguenze inimmaginabili Inoltre il processo di rigassificazione prevede, l’utilizzo di enormi quantitativi di acqua che dovrà essere impiegata per permettere di rigassificare il GNL. L’acqua del mare circostante verrà, perciò, risucchiata in un processo continuativo, per un quantitativo indicato in 14.000 metri cubi all’ora, da pompe che, come è immediatamente intuibile, insieme all’acqua risucchieranno tutti gli organismi viventi in essa presenti con le ovvie conseguenze in ordine alla loro distruzione. Le problematiche che si sono evidenziate preoccupano ancor di più se si considera che i fenomeni descritti si verificheranno in un mare che, per le sue caratteristiche, non garantisce un ricambio di acqua tale da permettere di sottovalutare la gravità dei rischi connessi al processo di rigassificazione. 

  1. Motivi legati all’immagine dei luoghi, al turismo e alla pesca
Le considerazioni precedentemente svolte fanno immediatamente intendere le preoccupazioni che sorgono in ordine alle conseguenze che produrranno sia l’enorme impatto ambientale e sia l’assenza di una sicurezza “certa”. L’ambiente è destinato, inevitabilmente, a subire modifiche i cui effetti di lungo termine non sono stati neppure affrontati negli elaborati prodotti della società proponente l’impianto. L’intera costa antistante La città di Falconara ed Ancona, se il progetto relativo al rigassificatore previsto verrà portato avanti, avremmo un che condizionamento inevitabile anche per le scelte delle mete turistiche, con danni inestimabili per la zona e per l’intera regione Marche, che, anche attraverso la stessa Riviera del Conero, sta lanciando la propria immagine in ambito internazionale. 

  1. Motivi di sicurezza
Il GNL verrà trasportato da “navi traghetto”, dalle quali verrà immesso nei serbatoi della nave rigassificatrice attraverso braccia meccaniche rigide. Verranno, quindi, avviati i processi tesi a rigassificare il gas liquido. Ove, nel corso dello svolgimento di tali attività, dovessero verificarsi inconvenienti derivanti da qualsiasi problema (guasto meccanico, errore umano o incidente), le conseguenze di una fuoriuscita di gas liquido potrebbero rivelarsi letali. Si verificherà, un progressivo riscaldamento del GNL che, quando è allo stato liquido a -161 gradi, non è infiammabile ma che, quando raggiunge la condizione gassosa e la sua percentuale nell’aria diventa tra il 15 e il 5 per cento, diviene una miscela pronta ad esplodere, tanto che l’incontro con una fonte di combustione (che potrebbe anche essere costituita dal motore di una qualsiasi imbarcazione di passaggio) potrebbe determinare un’esplosione dagli effetti devastanti. Se questa miscela gassosa, invisibile e inodore, investisse una città, qualsiasi scintilla farebbe esplodere la gigantesca nube. La potenza liberata in una o più esplosioni potrebbe avvicinarsi a un megaton: un milione di tonnellate di tritolo, questa volta nell'ordine di potenza distruttiva delle bombe atomiche. Le vittime immediate potrebbero essere decine di migliaia, mentre le sostanze cancerogene sviluppate dagli enormi incendi scatenati dall'esplosione, ricadendo su aree vastissime, sarebbero inalate in "piccole dosi", dando luogo a un numero non calcolabile, ma sicuramente alto, di morti differite nell'arco di 80 anni In relazione ai prospettati rischi non sono state fornite sufficienti spiegazioni e garanzie da parte della società proponente. Dagli elaborati della stessa non si evince, infatti, che siano state prese in esame ipotesi di sversamenti importanti di liquido che potrebbero derivare anche da un incidente. Ad aggravare tutto questo vi è la particolare conformazione geomorfologica della Città di Falconara ed anche di Ancona,la quale con le sue colline a ridosso della costa agirebbero da barriera naturale ad una possibile nube esplosiva rendendola meno diluita e ben più esplosiva in un’area densamente abitata.  

  1. Motivi legati alla mancanza di un programma energetico
Il progetto viene presentato senza uno studio delle conseguenze che lo stesso potrà produrre nel medio e lungo termine, anche in relazione alla contemporanea proposta di realizzare altri impianti di rigassificazione nel mare Adriatico. La situazione appare aggravata se si considera che la mancanza di un piano energetico nazionale non garantisce alcuna razionalizzazione tesa a salvaguardare dal rischio che non siano autorizzati impianti non assolutamente necessari ed anzi dannosi alla salute dei cittadini, all’ambiente e al territorio. L’impianto, inoltre, non appare rispondere alle esigenze di approvvigionamento energetico della Regione Marche, che si pone come una regione in grado di auto-produrre il proprio fabbisogno, bensì è evidentemente teso a garantire l’approvvigionamento di altre aree che non sono neppure da individuare in Italia ma in altre nazioni. Tutto questo con l’ovvia conseguenza che la nostra regione rischierebbe di diventare una piattaforma industriale dove le risorse del turismo e della pesca verrebbero, progressivamente, esautorate. 

  1. Motivi legati al contrasto con i progetti in materia di energia della Regione Marche
L’impianto proposto non si inserisce nel progetto energetico che intende perseguire la Regione Marche, teso a privilegiare le energie pulite rinnovabili e, anzi, si pone in contrasto con esso, distogliendo fondi e risorse che potrebbero essere proficuamente e diversamente impiegati. 

  1. Motivi legati alla coerenza tecnico-decisionale tra il rigassificatore di Falconara e quello di Porto Recanati
In relazione all’estratto del processo verbale seduta 8 giugno 2010 n. 6 a firma dei consiglieri Pieroni, Giorgi, Ricci e Malaspina riguardante il parere negativo alla fattibilità del rigassificatore di Porto Recanati si chiede che lo stesso trattamento decisionale venga espresso anche per il rigassificatore di Falconara. Contrariamente non si capirebbe la disparità di trattamento decisionale tra il rigassificatore di Falconara e quello di Porto Recanati,andando ad aprire un serio problema di incoerenza tecnico-decisionale e politica

  1. Danno economico per i cittadini
La delibera n. 178 del 4 agosto 2005 dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas che stabilisce di “introdurre misure che favoriscano la realizzazione dei terminali di rigassificazione anche in mancanza di soggetti titolari del diritto di allocazione ai sensi dell’articolo 27 della legge n. 273/02 a garanzia dello sviluppo della concorrenza nel mercato interno e di una maggiore liquidità del mercato a supporto di una prospettica funzione di hub (centro di attività commerciale)del territorio italiano per il resto del continente europeo” e all’art . 13 si “... assicura anche in caso di mancato utilizzo dell’impianto, la copertura di una quota pari all’80% di ricavi di riferimento. Tale copertura è riconosciuta dal sistema tariffario del trasporto e ha durata per un periodo di 20 anni.”(successivamente la quota è stata modificata al 70%); grazie alla suddetta delibera, lo Stato scaricherà sui cittadini attraverso le bollette, la copertura di gran parte dei costi e dei rischi economici dei rigassificatori

  1. Occupazione
Il futuro dell'occupazione della raffineria Api non è legato ad un progetto di riconversione generale del sito: non esiste un approfondito percorso di verifica del piano industriale proposto dall'azienda Api che assieme alle forze sociali, sindacali e agli enti locali, possa ricercare una convergenza su un progetto industriale di riqualificazione, di bonifica e riconversione produttiva del sito Api nell'ambito degli obiettivi indicati dal PEAR che riduca gli attuali impatti ambientali e garantisca la sicurezza, la salute unitamente alla salvaguardia dei posti di lavoro;

  1. Principi di precauzione e concertazione
Non sono stati applicati i principi di informazione, precauzione e concertazione verso i cittadini;

  1. Indagine Epidemiologica
Sarebbe opportuno effettuare un indagine sanitaria seria e continua (gli ultimi dati risalgono al 2003) per verificare la situazione epidemiologica, con il coinvolgimento dei medici di medicina generale e dei pediatri, attraverso l'istituzione del registro tumori e causa morte e l'avvio dell'osservatorio epidemiologico ambientale regionale;

La necessità di una fornitura di gas non può certo giustificare il rischio di morte e distruzione per il nostro ecosistema e neppure il crollo della nostra economia, basata essenzialmente su turismo, gli operatori turistici sarebbero penalizzati dai rigassificatori perché la sola idea di un mare inquinato farebbe letteralmente scappare i turisti verso altri lidi.
Ma come possiamo noi giocarci ai dadi quel vero e proprio libro aperto sulla storia geologica, oasi ecologica di straordinaria ricchezza, come possiamo bruciare il nostro patrimonio culturale, storico e ambientale, in tempo di crisi unico volano per la nostra economia? La sfida del futuro è sfruttare le fonti di energia rinnovabili di cui nel nostro Paese sarebbe possibile valersi e non costruire pericolosi ecomostri. Non possiamo svendere il nostro ambiente e il nostro futuro per “trenta denari”!!

Nel cuore del grigio inverno chiudiamo gli occhi e immaginiamo lo splendore dei nostri parchi, il mare cristallino che accarezza le nostre spiagge, i monti azzurri, i dolci e verdi colli, i campi coltivati, le case rurali… il nostro paesaggio semplice eppure così affascinante da attrarre moltissimi turisti da tutto il mondo ogni anno… se riapriamo gli occhi, ahinoi, tra qualche tempo, avremo un triste scenario davanti… un autentico mostro marino minaccia le nostre coste e la nostra sicurezza

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